Nicolosi, 3 gennaio 2014. “Impossibile prevedere i terremoti… ma un comune siciliano su due non ha un piano di protezione civile approvato e aggiornato. Mosca bianca il Comune di Catania ma nell’area etnea solo il 10% dei comuni pubblica i piani sul web”.

Un piano di emergenza è l’insieme delle procedure operative d’intervento per fronteggiare una qualsiasi calamità attesa in un determinato territorio. Esso recepisce il programma di previsione e prevenzione, ed è lo strumento che consente alle autorità di predisporre e coordinare gli interventi di soccorso a tutela della popolazione e dei beni in un’area a rischio. Ha l’obiettivo di garantire con ogni mezzo il mantenimento del livello di vita “civile” messo in crisi da una situazione che comporta gravi disagi fisici e psicologici.

Il piano si articola in tre parti fondamentali:

1. Parte generale: raccoglie tutte le informazioni sulle caratteristiche e sulla struttura del territorio;
2. Lineamenti della pianificazione: stabiliscono gli obiettivi da conseguire per dare un’adeguata risposta di protezione civile ad una qualsiasi situazione d’emergenza, e le competenze dei vari operatori;

3. Modello d’intervento: assegna le responsabilità decisionali ai vari livelli di comando e controllo, utilizza le risorse in maniera razionale, definisce un sistema di comunicazione che consente uno scambio costante di informazioni.

Un piano per le operazioni di emergenza è quindi un documento che (dovrebbe):

  • assegna la responsabilità alle organizzazioni e agli individui per fare azioni specifiche, progettate nei tempi e nei luoghi, in un’emergenza che supera la capacità di risposta o la competenza di una singola organizzazione;
  • descrive come vengono coordinate le azioni e le relazioni fra organizzazioni;
  • descrive in che modo proteggere le persone e la proprietà in situazioni di emergenza e di disastri;
  • identifica il personale, l’equipaggiamento, le competenze, i fondi e altre risorse disponibili da utilizzare durante le operazioni di risposta;
  • identifica le iniziative da mettere in atto per migliorare le condizioni di vita degli eventuali evacuati dalle loro abitazioni.

È un documento in continuo aggiornamento, che deve tener conto dell’evoluzione dell’assetto territoriale e delle variazioni negli scenari attesi. Le esercitazioni contribuiscono all’aggiornamento del piano perché ne convalidano i contenuti e valutano le capacità operative e gestionali del personale, nonché la preparazione della popolazione. Un piano deve essere sufficientemente flessibile per essere utilizzato in tutte le emergenze, incluse quelle impreviste, e semplice in modo da divenire rapidamente operativo.

Il 12 luglio 2012 in Italia è stata varata la riforma della Protezione Civile. Con la legge 100/2012 si stabilisce che i piani comunali di emergenza devono essere redatti entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge, e periodicamente aggiornati. Vediamo qual’è la situazione in Sicilia alla fine del 2013 (Fonte: Sito web D.R.P.C. Regione Siciliana – Censimento piani comunali aggiornamento settembre 2013).

Ragusa risulta la provincia più virtuosa con il 100% dei comuni aventi il piano di emergenza seguita dalla provincia di Catania con il 96,55% dei Comuni (56 su 58). Segue Siracusa con il 95,24% dei Comuni (20 su 21), Trapani con il 58,33% (14 su 24 comuni), Enna con il 50% (10 su 20 comuni). Chiudono in coda le province di Agrigento, Caltanissetta e Palermo con delle percentuali che si attestano poco sopra il 30%; ultima è la provincia di Messina con dati preoccupanti del 30,56%, ovvero solo 32 comuni su 108 hanno un piano di emergenza approvato e aggiornato.

In un totale di 390 comuni siciliani solo il 48,72% (190 su 390) ha un piano che osserva quanto normato dalla legge 100/2012, quindi nemmeno un comune su due pianifica i propri rischi secondo quanto prescritto dalla normativa vigente di protezione civile.

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Va ancora peggio se si considera la “qualità” di questi strumenti di pianificazione redatti. Infatti, portando l’esempio della provincia di Catania, la stragrande maggioranza dei piani risulta appena sufficiente mentre alcuni comuni risultano insufficienti rispetto al rischio vulcanico (vedi figura sotto).

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Per completare il quadro di conoscenza della pianificazione d’emergenza dei comuni si è fatto riferimento alle norme che prevedono la diffusione dei piani ai sensi della Direttiva della Comunità Europea 2003/4/CE sull’accesso del pubblico all’informazione ambientale e al D. Lgs. 195 del 19 agosto 2005; quest’ultimo prevede che l’autorità pubblica stabilisce un piano per rendere l’informazione ambientale progressivamente disponibile in banche dati elettroniche facilmente accessibili al pubblico, da aggiornare annualmente. Tra le informazioni oggetto di diffusione rientrano “le politiche ed i piani riguardanti l’ambiente, le valutazioni dei rischi, ecc.”.

Sono stati pertanto consultati i siti web ufficiali dei 20 comuni etnei ricadenti all’interno del Parco dell’Etna al fine di verificare la presenza dei piani di protezione civile. Ecco di seguito risultati ottenuti:

COMUNE

LINK UFFICIALE

PIANO DI PROTEZIONE CIVILE

PUBBLICATO NEL SITO WEB

ADRANO www.comune.adrano.ct.it 

NO

BELPASSO http://www.comune.belpasso.ct.it/

NO

BIANCAVILLA http://www.comune.biancavilla.ct.it/

NO

BRONTE http://www.comune.bronte.ct.it/

NO

CASTIGLIONE DI SICILIA http://www.comune.castiglionedisicilia.ct.it/

NO

GIARRE http://www.comune.giarre.ct.it/

NO

LINGUAGLOSSA http://www.comune.linguaglossa.ct.it/

NO

MALETTO http://www.comune.maletto.ct.it/

NO

MASCALI http://www.comune.mascali.ct.it/

NO

MILO http://www.comunedimilo.ct.it/

NO

NICOLOSI http://www.comune.nicolosi.ct-egov.it/

NO

PEDARA http://www.comune.pedara.ct.it/

NO

PIEDIMONTE ETNEO http://www.comune.piedimonte-etneo.ct.it/

NO

RAGALNA http://www.comune.ragalna.ct-egov.it/

NO

RANDAZZO http://www.comune.randazzo.ct.it/

NO

SANTA MARIA LICODIA http://www.comune.santamariadilicodia.ct.it/

SI – Aggiornamento 2004

SANT’ALFIO http://www.comune.sant-alfio.ct-egov.it/

NO

TRECASTAGNI http://www.comune.trecastagni.ct.it/

NO

VIAGRANDE http://www.comune.viagrande.ct.it/

SI – Aggiornamento 2012

ZAFFERANA ETNEA http://www.comunezafferanaetnea.it/

NO

Solo il 10% dei siti web consultati contiene documenti inerenti il piano di protezione civile comunale (2 comuni su 20), ma in pratica solo il Comune di Viagrande ha un piano di protezione civile comunale pubblicato e aggiornato recentemente (2012).

3

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE.

Il presente report conferma come ancora le pubbliche amministrazioni siciliane non investano nella sicurezza attraverso la pianificazione dei rischi ma soprattutto come sia scarsa la comunicazione in tema di protezione civile verso una comunità non ancora consapevole dei rischi che si corrono vivendo in una regione ad alto rischio sismico, idrogeologico e vulcanico nell’area etnea.

Una buona prevenzione si può ottenere solo attraverso il concetto di “comunità resiliente”, ovvero capace non solo di resistere ad un evento perturbante per la collettività ma soprattutto di essere preparati e fare prevenzione dei rischi geologici.

Il Comune di Catania ha osservato quanto prescritto dalla legge 100/2012 e soprattutto ha pubblicato sul web tutte le informazioni relative al Piano di Protezione Civile Comunale (http://www.comune.catania.it/il_comune/organizzazione/protezione_civile/piano-comunale-di-protezione-civile/)… un’amara consolazione visto l’elevato numero di comuni siciliani inadempienti!

Evidentemente ancora oggi, purtroppo,  preferiamo affidarci alla provvidenza …

Carlo Cassaniti, geologo e docente a contratto di Normativa Geologica, UniCT.

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Impossibile prevedere i terremoti… ma un comune siciliano su due non ha un piano di protezione civile approvato e aggiornato. Mosca bianca il Comune di Catania ma nell’area etnea solo il 10% dei comuni pubblica i piani sul web.