18.07.2012 – Catania. Ieri si è verificato un gravissimo tentativo di colpo di stato nei confronti del popolo siciliano… non volendo entrare nel merito della difficilissima (e vergognosa) situazione della Regione Siciliana però va fatta un’attenta riflessione. 

Lo Statuto siciliano, quest’anno 66enne, assegna alla Regione attività legislativa esclusiva nei seguenti settori:

  • a) agricoltura e foreste;
  • b) bonifica;
  • c) usi civici;
  • d) industria e commercio, salva la disciplina dei rapporti privati;
  • e) incremento della produzione agricola ed industriale; valorizzazione, distribuzione, difesa dei prodotti agricoli ed industriali e delle attività commerciali;
  • f) urbanistica;
  • g) lavori pubblici, eccettuate le grandi opere pubbliche di interesse prevalentemente nazionale;
  • h) miniere, cave, torbiere, saline;
  • i) acque pubbliche, in quanto non siano oggetto di opere pubbliche d’interesse nazionale;
  • l) pesca e caccia;
  • m) pubblica beneficenza ed opere pie;
  • n) turismo, vigilanza alberghiera e tutela del paesaggio; conservazione delle antichità e delle opere artistiche;
  • o) regime degli enti locali e delle circoscrizioni relative;
  • p) ordinamento degli uffici e degli enti regionali;
  • q) stato giuridico ed economico degli impiegati e funzionari della Regione, in ogni caso non inferiore a quello del personale dello Stato;
  • r) istruzione elementare, musei, biblioteche, accademie;
  • s) espropriazione per pubblica utilità

Tra le competenze assegnate dallo Stato alla Regione Siciliana, quella delle miniere con la coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi è un attività che attualmente viene “gestita” dalla Regione tramite il Dipartimento Energia ed il Consiglio Regionale delle Miniere.

Negli ultimi mesi si discute sulle attività di estrazione nel canale di Sicilia, autorizzate dal Ministero dello Sviluppo Economico romano, in particolare sulle autorizzazioni rilasciate senza tanti problemi anche in corrispondenza di porzioni di mare ad elevato pregio ambientale o, ancora più grave, in aree ad elevato rischio sismico-vulcanico.

Se mettiamo che da qualche anno la Regione ha rilasciato sempre meno permessi di ricerca nell’entroterra dell’isola, applicando quanto previsto dal Codice dell’Ambiente in tema di valutazione di impatto ambientale e approvando alcuni piani paesaggistici che non consentono le attività estrattive, non è da escludere che lo Stato voglia applicare il metodo dell’offshore anche sulla porzione emersa…come? Basta disattendere o cancellare lo Statuto siciliano appunto!

Cosi facendo, le istanze di ricerca di idrocarburi dovrebbero essere trasmesse ed esaminate dal Ministero dello Sviluppo Economico e la relativa VIA dalla commissione nazionale…

I comuni che fino ad oggi hanno potuto partecipare alle fasi di rilascio dei permessi di ricerca ad opera della Regione, dovrebbero quindi subire da Roma gli ennesimi soprusi sul nostro territorio…

ATTENZIONE quindi…è vero che NOI SICILIANI non siamo stati in grado di interpretare in meglio il nostro Statuto AUTONOMO…ma spesso lo stesso STATUTO SPECIALE ci ha consentito di salvaguardare i nostri territori da logiche lobbistiche lontane anni luce dalla nostra isola e che, nei decenni di sfruttamento della nostra risorsa a mare non hanno nemmeno versato un centesimo nelle casse della regione.

Carlo Cassaniti, siciliano nostalgico dello Statuto Autonomistico.

E se lo Stato volesse mettere le mani (o le trivelle) anche sul territorio siciliano?